Israele contro le sanzioni americane, polemiche nel Pd per il simbolo con il nome della segretaria Schlein, gli aiuti all’Ucraina. I fatti del giorno da conoscere

Antonio Scurati:  «Ora ho paura, ho un bersaglio sulla faccia»
Un’ovazione accoglie Antonio Scurati ieri a Napoli, alla Repubblica delle Idee, prima uscita pubblica per lo scrittore dopo lo stop della Rai al suo monologo sul 25 aprile. ‘Populismo e fascismo. Mussolini oggi’ è il titolo dell’incontro. “Viva l’Italia antifascista”, chiosa lo scrittore, tra gli applausi del pubblico. Poi confessa: “È duro, faticoso, doloroso”, “all’improvviso per aver fatto lo scrittore mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali denigratori che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore”. E ancora: “Pensavo che la Rai fosse anche mia, del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto ‘tu non entri’, come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese”. Dopo aver replicato ieri alla premier, che aveva condiviso il testo del monologo su Facebook citando il presunto compenso da 1.800 euro chiesto dallo scrittore, Scurati torna a puntare il dito contro Giorgia Meloni e la sua scelta di non definirsi antifascista: “Vediamo da dove viene, dalla militanza giovanile nel Movimento sociale italiano fondato da Almirante e Romualdi, i servi degli aguzzini tedeschi, i massacratori, i fucilatori”. E aggiunge: “Sono loro che non vogliono dire quella parolina e che non vogliono fugare le ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro”. Per questo lo spettro del fascismo, a suo giudizio, aleggia ancora: “È sbagliato e fuorviante aspettare la camicia nera. Ci sono altre forme di violenza, non fisica, ma verbale, intimidatoria, nuove forme di aggressione alla democrazia che hanno radici lontane”. E dunque “non aspettate il ritorno delle squadracce fasciste”: “non marciano su Roma, arrivano a Roma vincendo libere e democratiche elezioni”.

Jeans, t-shirt e giacca scura, lo scrittore confessa anche di avere paura: “Quando un leader politico di tale carisma, come sicuramente è la premier Meloni, che ha un seguito molto vasto, nel cui seguito da qualche parte là sotto, vista anche la storia politica da cui proviene, c’è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza”, “quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i ‘giornasquadristi’ fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto ‘l’uomo di M.’, ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c’è. Succede, è già successo”. Continua, intanto, la polemica sulla vicenda. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani parla di “tempesta in un bicchier d’acqua”: “Non mi sono mai permesso di chiamare nessuno, né alla Rai né altrove, per dire di non far parlare qualcuno. Per me questo non esiste. Però non bisogna neanche strumentalizzare tutto”, avverte. “La Costituzione è strutturalmente antifascista e noi giuriamo sulla Costituzione, ma la violenza perpetrata di chi si dichiara antifascista non ci appartiene”, sottolinea invece il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. “Il 25 aprile è un fatto oggettivo”, dice ancora, poi ricorda Sergio Ramelli che fu sprangato da antifascisti e aggiunge: “La parola antifascista, purtroppo, ha portato in tanti anni a morti”. Parole alle quali replica da Più Europa Riccardo Magi, che evoca “l’ignobile vittimismo della destra che vuole negare il valore della Resistenza citando fatti altrettanto ignobili avvenuti in una stagione che speriamo aver lasciato per sempre alle spalle”. “Non riescono a condannare il fascismo perché la loro esistenza e la loro vita e carriera politica ha origine dal ventennio”, commenta Angelo Bonelli (Avs). Con Scurati si schiera il presidente M5s Giuseppe Conte: “Si è parlato di censura, il dirigente della Rai ha provato a negarlo. I motivi della cancellazione sono stati editoriali”. La vicenda rimbalza anche nella direzione del Pd, a Roma, con un applauso allo scrittore. “Non accetteremo alcun tentativo di riscrivere la nostra storia comune, per celebrare il senso del 25 aprile, che ha le radici nei valori di Matteotti, vorrei che chiudessimo dicendo viva l’Italia antifascista”, sottolinea Elly Schlein. E mentre Bonelli chiede le “dimissioni immediate” del direttore Approfondimento Rai, Paolo Corsini, Matteo Renzi commenta: “Questa Rai non è la Rai fascista, è una Rai che prende e dà della mediocrità. Io non so se il fascismo è alle porte, la mediocrità è già entrata dentro”.

Europee: Schlein capolista del Pd tra le polemiche 
Elly Schlein ha sciolto la riserva: correrà alle europee come capolista nelle circoscrizioni Centro e Isole. Ma la mossa è stata bocciata da Romano Prodi: «Non mi dà retta nessuno – ha detto – chiedere il voto e poi non fare l’europarlamentare provoca “ferite alla democrazia che scavano un fosso. Vale per Meloni, Schlein, Tajani e tutti gli altri». Duro anche il papabile alleato di campo largo: «Per noi del M5s – ha detto Giuseppe Conte – è una presa in giro dei cittadini. Non è una questione di Schlein, ma anche di Meloni e degli altri leader».

A pesare di più in casa dem sono state però le parole di Prodi, piombate in mezzo alla direzione del Pd riunita per approvare le liste per le europee. Al Nazareno, il clima era già piuttosto teso, per la proposta del presidente del partito Stefano Bonaccini di inserire il nome della segretaria nel simbolo per le europee. Un’ipotesi che ha creato divisioni sia nella maggioranza del Pd sia nella stessa minoranza guidata proprio da Bonaccini. Tanto che la decisione è stata rinviata. Senza particolari scossoni, invece, il via libera ai candidati: i capolista sono Schlein al Centro e nelle Isole, la figlia del fondatore di Emergency Cecilia Strada al Nord ovest, Bonaccini al Nord est e la giornalista Lucia Annunziata al Sud. Fra i candidati, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l’ex sardina Jasmine Cristallo, i sindaci Giorgio Gori, Dario Nardella, Matteo Ricci e Antonio Decaro, il primo firmatario della legge contro l’omofobia, Alessandro Zan, che corre in più circoscrizioni, l’ex segretario Nicola Zingaretti, il giornalista Sandro Ruotolo. In direzione, il tema spinoso è stato quello del nome della segretaria nel simbolo. «Non sono dell’avviso che possa funzionare un modello di partito leaderistico» ha detto Peppe Provenzano, che ha sostenuto Schlein al congresso. Fra le minoranze, critico Gianni Cuperlo: “Una scelta non necessaria”. 

Israele contro le sanzioni americane 
Israele respinge con forza l’ipotesi di sanzioni degli Usa, per “violazioni dei diritti umani” in Cisgiordania, al Battaglione Idf ‘Netzach Yehuda’. Il premier Benyamin Netanyahu, e anche il ministro Benny Gantz, sono andati all’attacco: il “massimo dell’assurdità”, reagisce il primo ministro evocando un’opposizione “con i tutti i mezzi” a disposizione del governo. Se è calma relativa con l’Iran, non si fermano i raid su Gaza e le operazioni militari in Cisgiordania mentre Israele si appresta a celebrare la Pasqua ebraica che comincia domani sera e che vede rafforzate le misure di sicurezza in tutto Israele, Gerusalemme compresa.

Autorità della Striscia di Gaza denunciano 22 morti, di cui 18 minori, in un attacco israeliano a Rafah, mentre l’agenzia palestinese Wafa ha parlato di 14 morti nei pressi di Tulkarem in scontri di uomini armati con l’esercito. E, secondo Al Jazeera, 180 corpi sono stati trovati finora in una fossa comune nei pressi dell’ospedale Nasser a Khan Yunis a due settimane dal ritiro dell’esercito israeliano. La Pasqua ebraica non fermerà comunque l’azione di Israele. «Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l’unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria», annuncia Netanyahu in un videomessaggio pre-pasquale condiviso online. Ma è la minaccia di sanzioni all’unità militare ad allarmare il gabinetto di guerra israeliano: sarebbe la prima volta e le misure restrittive vieterebbero al battaglione e ai suoi membri di ricevere qualsiasi tipo di assistenza o addestramento militare statunitense. Il Battaglione in questione (97/esimo) è stato fondato nel 1999 e via via è salito a circa mille soldati, nella quasi totalità religiosi ‘haredim’. Ora è impiegata nella guerra a Gaza. «In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l’intenzione di sanzioni a un’unità dell’Idf è il massimo dell’assurdità e un basso livello morale», s’infuria Netanyahu. Si propone di parlarne con il segretario di Stato Usa Antony Blinken Benny Gantz, leader centrista in ottimi rapporti con gli Usa, che parla di “un precedente pericoloso che invia anche un messaggio sbagliato ai nostri nemici comuni in tempo di guerra”.

Ucraina, arrivano gli aiuti Usa. Ma sul campo la Russia avanza
L’Ucraina incassa i miliardi di aiuti statunitensi che chiedeva da tempo al Congresso, ma perde terreno di fronte all’avanzata russa nell’oblast di Dometsk. Mosca ha annunciato che le sue forze hanno guadagnato territorio vicino alla città chiave del campo di battaglia di Chasiv Yar, evidenziando la pressione che deve affrontare Zelensky mentre si prepara a ricevere 61 miliardi di dollari in nuovi aiuti. Dopo mesi di lotte intestine, la Camera Usa ha finalmente approvato l’importante pacchetto dando una spinta quanto meno morale alle forze ucraine costrette sulla difensiva. Il pacchetto deve ancora essere approvato dal Senato prima che Joe Biden possa dare il via libera definitivo, ma l’esito del voto nella camera alta e’ scontato. Zelensky ha esortato gli Stati Uniti a garantire che gli aiuti arrivino a destinazione rapidamente.

“È molto importante per noi avere una pronta decisione del Senato a sostegno del pacchetto ucraino”, ha scritto sui suoi social. E nel suo discorso serale ha aggiunto: “Il tempo che intercorre tra le decisioni politiche e l’effettiva distruzione del nemico al fronte dovrebbe essere il più breve possibile”. Gli analisti hanno avvertito che ci vorrà del tempo prima che Kiev possa percepire i benefici del pacchetto di aiuti, che comprende 14 miliardi di dollari per addestrare ed equipaggiare l’esercito ucraino. Solo una volta che il disegno di legge passerà al Senato e sarà approvato da Biden potra’ iniziare il lungo processo di trasferimento nel Paese devastato dalla guerra. Mosca ha cercato di minimizzare l’impatto dei nuovi aiuti sostenendo che non fanno altro che “affondare” ancora di piu’ Washington nella guerra.

“I tentativi febbrili volti a salvare il regime neonazista di Zelensky sono destinati al fallimento”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Tuttavia per Kiev la situazione sul campo continua a deteriorarsi anche se la Russia, che ha rivendicato la cattura di Bogdanivka, un piccolo villaggio in prima linea a meno di tre chilometri a nord-est di Chasiv Yar, subisce un nuovo smacco nel Mar Nero, dove è stata colpita l’ennesima nave. Kiev ha spesso messo alla prova la capacità della marina russa di difendere la propria flotta con attacchi che hanno umiliato il Cremlino e lo hanno costretto a spostare le navi lontano dall’annessa penisola di Crimea. “Un’altra brutta giornata per la flotta russa del Mar Nero”, ha detto il ministero della Difesa ucraino, annunciando che la sua marina ha attaccato la nave di salvataggio “Kommuna”, utilizzata per lavori in acque profonde, compreso il sollevamento di sottomarini e carichi affondati.

Il portavoce della marina ucraina Dmytro Pletenchuk ha detto che il danno causato dall’attacco non è chiaro ma che la nave “non è più in grado di svolgere i suoi compiti”. Il governatore di Sebastopoli insediato dalla Russia, Mikhail Razvozhayev, non ha confermato che “Kommuna” sia stata colpita, ma ha detto che l’esercito di Mosca ha “respinto un attacco con un missile antinave” su una nave nel porto, e che la caduta di detriti ha causato un incendio.